lunedì 25 aprile 2011

Inverno a Torino

 Solo finché resti bambino puoi ostinarti nella sbadata convinzione che l'unico destino che puoi sopportare sia fatto di una estate eterna, un infinito ingozzarsi di onde di mare, angurie goccianti di zucchero ghiacciato, tiepide notti e compiti che poi un giorno o l'altro farai.
 Solo nel gotico labirinto della giovinezza puoi ancora perderti sulla scia del poeta che ti ha esortato a considerare aprile come il più crudele dei mesi, e andare a sbandarti per le vie di una città come se solcassi campi deserti, gravato dall'insopportabile peso dell'evidenza floreale del nascere e rinascere, nonostante l'evidenza che tutto sia perduto, l'ultimo amore come il penultimo.
 E solo nell'età adulta, chi ha vissuto abbastanza per toccare, sentire, ascoltare, odorare la vita, avendo imparato a non naufragare nella sua grandezza, solo allora è possibile constatare la semplice verità che il tempo dell'anno sia perfetto così com'é, e la meccanica del suo trascorrere l'unico orologio buono per regolare il prosperare della vita.

 Beato allora sia l'inverno, il cui spirito è il tiepido sonno interiore dell'anima, di tutte le cose già fatte e da fare. E' un sonno leggero, un sogno da ricordare al prossimo cambio di stagione.

 Lo spirito dell'inverno è un respiro lento e costante, un frusciare appena avvertibile di pensieri che si stanno spogliando di fronde e di fronzoli, alcuni, i più deboli, se li porta via la tramontana nera, i più forti si compongono in cristalli, come la neve... (Maurizio Maggiani)