venerdì 7 maggio 2010

Verso Est


I tedeschi la chiamano Reisefieber, che tradotto suona un po' come febbre da viaggio.
Di solito arriva durante la notte con vampate di calore, dolori sparsi un po' ovunque e uno stato diffuso di ansia. Ogni viaggio comincia così, prima lo si immagina con sogni trasgressivi, spesso sul fare dell'alba, quando si è ancora abbastanza tranquilli e non ancora ammorbati dai ritmi quotidiani. Poi con un tentativo di pianificazione ed una organizzazione a tavolino, per affrontare gli aspetti pratici del viaggio e sublimare la paura dell'imprevisto.
Infine la partenza vera e propria, quando si rompono gli indugi e si gettano alle spalle i timori.

Dopo il confine un lungo falsopiano circondato da montagne innevate e boschi, colline e minuscoli corsi d'acqua. E' la ex Jugoslavia post socialista, occidentalizzata quel tanto che basta ma ancora popolata di vecchi fantasmi. La vita scorre tranquilla tra odore di legno bruciato e birra, acque, alberi e case basse.
I segni del passato nella architettura da paesi allineati, nel vecchio liberty sopravvissuto alle rivoluzioni, uno Jugendstil essenziale e geometrico.
E' sopravvissuta in Slovenia la mentalità delle campagne, dopo le cinque del pomeriggio, sebbene Lubiana sia una capitale, poca gente in giro, le strade si svuotano, tutti a casa a preparare la cena con mille comignoli che fumano.