Nel nulla della pianura padana, in aperta campagna, appena fuori Reggio Emilia, vicino all'ingresso dell'autostrada, il ponte, o meglio i ponti di Calatrava. Sono, in realtà, tre ponti distinti e successivi, connessi tra loro tanto da sembrare un'unica opera.
Che la Myrtha sia affascinata dai ponti è cosa risaputa. Che quelli di Calatrava siano particolarmente belli per la loro singolarità, è cosa altrettanto risaputa.
Quel che colpisce è la contestualizzazione, o meglio l'assenza di una contestualizzazione, il nulla attorno, ci sono i ponti e basta, in mezzo alla campagna. Di sotto corre l'autostrada ma non ci sono arredi urbani.
Come se i ponti, con la loro struttura ipertecnologica, riempissero da soli il paesaggio, svincolati da qualsiasi contesto urbano. L'ambiente rurale e le nuove tecnologia, passato e presente a fondersi in una copula singolare, animata dalla tensione che i ponti riescono a trasmettere.
Una trovata geniale.